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Capire le nuove generazioni per far vivere il negozio

Il mondo cambia in fretta, e con lui cambiano anche i clienti.
Per chi lavora nel retail di calzature e abbigliamento, restare al passo con i tempi non è più un’opzione: è una necessità.

Uno degli errori più comuni oggi è continuare a proporre le stesse strategie di sempre, senza considerare chi entra realmente in negozio o visita i profili social del punto vendita.


Chi compra oggi nei negozi?

Nel business della calzatura “civile”, ovvero quella quotidiana, da lavoro o tempo libero, i Millennials (Generazione Y) – nati tra il 1981 e il 1996 – rappresentano ancora la clientela più forte.

  • Hanno potere d’acquisto.
  • Sono professionisti nel pieno della carriera.
  • Separano il mondo online da quello offline: acquistano sul web, ma apprezzano ancora l’esperienza in negozio.
  • Sono spesso idealisti e conformisti, interessati ai beni materiali e coinvolti da esperienze emozionali.

Ma il futuro è già qui: arriva la Generazione Z

La Generazione Z (nati tra il 1997 e il 2012) si sta avvicinando alla piena maturità economica. E rappresenta una sfida completamente nuova per il mondo retail.

  • È una generazione pragmatica e anticonformista.
  • Non distingue tra online e offline: vive connessa e acquista in modo fluido.
  • Richiede autenticità, non pubblicità.
  • Cerca valore reale: qualità e prezzo prima del marchio.
  • Spende più in esperienze (viaggi, eventi, concerti, gaming, wellness) che in prodotti fisici.

Cosa significa tutto questo?

Significa che chi gestisce un punto vendita deve rivedere le proprie strategie.
Oggi si parla ancora ai Millennials, ma non si può più ignorare la Generazione Z, che nel giro di poco tempo dominerà il mercato.

🎯 Con la generazione Y serve un approccio emozionale
🎯 Con la generazione Z serve concretezza, autenticità e valore

E attenzione: molti Millennials stanno già adottando comportamenti simili alla Gen Z. Le due generazioni, seppur diverse, stanno convergendo su bisogni comuni: rapidità, trasparenza, esperienze, autenticità.


Conoscere il cliente finale è la chiave

Nel retail moderno, non si può più improvvisare.
Un negoziante che non conosce a fondo chi ha davanti, rischia di proporre prodotti e messaggi che non parlano più al suo pubblico.


Nei prossimi articoli approfondiremo come attrarre le nuove generazioni, e come continuare a parlare in modo efficace anche alla generazione Y, che oggi resta ancora fondamentale.

📌 Perché il cliente cambia. E il punto vendita che lo capisce, resiste e cresce.

Digital Marketing, fashion management, Fashion Marketing, Marketing 4.0, Marketing del Punto Vendita, Tendenze Moda

Retail moda in crisi: cause, cambiamenti e prime soluzioni per ripartire

Negli ultimi anni il mondo del retail, in particolare quello di abbigliamento e calzature, sta vivendo un periodo di forte instabilità. Chi gestisce un negozio lo sa: il calo delle vendite non è più solo un’eccezione, ma una realtà costante.

Ma perché sta succedendo questo? E soprattutto: è una crisi definitiva o provvisoria?
In questo articolo iniziamo a fare chiarezza, per poi approfondire nei prossimi post soluzioni più dettagliate.

Le cause principali del calo delle vendite

1. Cambiamento delle stagioni e delle abitudini di acquisto

Oggi l’inverno arriva tardi e l’estate si fa attendere: le persone rimandano gli acquisti stagionali, acquistano più “quando serve” che “in previsione”. Questo rende difficile per i negozianti programmare gli stock e i saldi, aumentando il rischio di rimanenze e abbassando i margini.

2. Evoluzione digitale e cambiamento dei consumatori

Come spiega Kotler nel suo libro Marketing 6.0, i clienti di oggi sono molto più informati, impazienti e alla ricerca di esperienze personalizzate. Il vecchio modello di vendita basato solo su prodotto e prezzo non basta più. I clienti vogliono relazioni, emozioni, valori.

3. Concorrenza dell’online

Non è solo questione di prezzo: l’e-commerce offre varietà, velocità, comodità. Chi compra online spesso lo fa perché trova offerte su misura e un’esperienza più coinvolgente di quella che sperimenta in negozio.

4. Incertezza economica e paura di spendere

L’inflazione, l’instabilità economica e la sfiducia verso il futuro spingono i consumatori a frenare gli acquisti “superflui” come moda e accessori, privilegiando beni più essenziali.



Questa crisi è definitiva?

No, non è definitiva, ma richiede un grande adattamento.
Chi riuscirà a innovarsi, leggere i nuovi bisogni e cambiare il modo di vendere, potrà non solo sopravvivere, ma anche crescere.
Il retail fisico non morirà, ma cambierà pelle: sarà sempre più esperienziale, omnicanale, e centrato sulla persona prima ancora che sul prodotto.



Alcune soluzioni da cui partire

Nel nostro blog affronteremo ogni soluzione in modo approfondito. Intanto, ecco alcune idee chiave:

Ripensare il calendario di vendita, seguendo il clima reale più che le stagioni “tradizionali”.

Creare esperienze nei negozi: eventi, personal shopper, serate a tema.

Integrare online e offline, anche solo con WhatsApp, vetrine social o piccoli e-commerce.

Costruire una community di clienti fedeli, più che inseguire solo nuovi clienti.

Differenziare l’offerta puntando su brand particolari, capsule collection, personalizzazione.

Formarsi sul marketing moderno: il cliente va conosciuto meglio e gestito in modo più empatico.


In conclusione:


Il cambiamento fa paura, ma è anche una grande opportunità.
Nei prossimi articoli parleremo più nel dettaglio di come puoi adattare il tuo negozio a questo nuovo mercato.

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Fashion Marketing, Senza categoria

I negozi 4.0: non si torna indietro

“Il Retail 4.0 è l’ultima frontiera della distribuzione multicanale (o omnicanale). I diversi format sfruttano il mondo fisico e il mondo virtuale, il cloud e la mobility, scegliendo sempre più spesso soluzioni ibride e convergenti. Si compra online e si ritira in store, si sceglie in store e se la merce non c’è si ordina online, si acquista in rete ma se l’oggetto non piace si va in negozio a restituirlo. I negozi, sempre più connessi e comunicanti, offrono ai clienti varie formule per consultare le informazioni online: totem, tablet, specchi e pareti interattive ma anche app e soluzioni come Qr code e beacon.”

Scopri di più su: https://www.economyup.it/retail/retail-4-0/

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Fashion Marketing

Il vero Brand sei tu!

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Non paghiamo una società consulenza, ma un consulente. I nostri clienti non devono pagare i Brand, ma noi.

  • Noi siamo un Brand
  • I Brand rafforzano la Fiducia
  • La Fiducia crea Fedeltà
  • La Fedeltà genera Vantaggio Competitivo

Dobbiamo capire chi siamo, cosa ci rende unici, fissare i nostri obiettivi ed agire con passione!

“Sii te stesso; tutti gli altri sono già occupati”_ Oscar Wilde

Comportamento Consumatori, Marketing del Punto Vendita

MARKETING DEL PUNTO VENDITA: come riemergere dalla crisi sconfiggendo la concorrenza.

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Il tuo negozio è il migliore, i tuoi prodotti sono i più giusti e la causa degli scarsi incassi è del cambiamento climatico, della politica e della crisi economica. E’ questo che pensi?

In parte stiamo vivendo una situazione storicamente disastrosa, ma mi capita spesso di intervistare imprenditori allo sbaraglio, troppo disorientati per affrontare la crisi e la concorrenza spietata.

Esportiamo? Cambiamo settore? Ampliamo l’offerta di prodotti? Creiamo un’ e-commerce?

 DISINFORMAZIONE E SCARSA DECISIONE!

Sarebbe più logico partire dal marketing tradizionale, dalla valorizzazione del punto vendita, dalle promozioni/eventi in-store…

Gli strumenti online non sono che un estensione, un rafforzamento di quelle offline, non una sostituzione!

Se si punta sul prezzo al ribasso, è assai difficile riuscire ad ottenere un vantaggio competitivo di lungo periodo. I consumatori prestano sì attenzione alle proprie tasche, ma si concentrano anche su aspetti diversi come la qualità, la personalizzazione, la provenienza, l’esperienza d’acquisto.  Devono essere fieri di camminare con la busta del negozio nel quale hanno appena comprato. Un semplice sacchetto di carta deve rappresentarli e dire al mondo cosa sono e dove acquistano.

 

 

Comportamento Consumatori, Digital Marketing, Marketing del Punto Vendita

I NEGOZIANTI E I LORO PENSIERI ERRATI SULLE STRATEGIE DI MARKETING

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Sono un consulente Marketing che per lavoro visita quotidianamente numerosi punti vendita. Guardo le vetrine, osservo l’assortimento, monitoro le attività aziendali online e soprattutto…intervisto quegli abili  impre-venditori chiamati banalmente “negozianti”.

Ammiro fortemente questa categoria di professionisti che hanno in comune il desiderio di indipendenza, la flessibilità e la dinamicità, la conoscenza del territorio e del prodotto, la creatività, le tecniche di comunicazione e di vendita. Sono i primi a subire qualsiasi crisi, avendo però le capacità per reagire in maniera tempestiva.

Purtroppo però, ho notato alcune caratteristiche/difetti che non gli permettono di emergere facendo una sana promozione del proprio punto vendita.

La maggior parte di loro infatti, non crede nel Marketing, non lo conosce, crede di farlo o decide di fare dei piccoli tentativi.

Ecco le frasi più imbarazzanti che ho ascoltato negli ultimi mesi

“Proviamo ad aprire un e-commerce”

Un e-commerce è  investimento economico e di tempo non indifferente. Un buon e-commerce costa anche 5.000 euro. Poi serve un budget giornaliero da investire per promuoverlo e una seria attività online per farlo girare.

“Creiamo un profilo Facebook, anzi una pagina, anzi torniamo al profilo. Proviamo con Twitter, Linekdin, Google +, un Sito, un Blog, un e-commerce, facciamo Pubblicità online”

Per prima cosa occorre ideare una strategia iniziale su come e dove muoversi. Secondo poi, è molto importante individuare le risorse preposte alla gestione dei Social. Bisogna dedicare almeno 2-3 ore al giorno del proprio tempo se si vogliono vedere dei minimi risultati. Occorre comprendere come parlare e dove parlare alla propria clientela, non imitando obbligatoriamente chi sembra avere successo online. Molto spesso dietro  5000 “mi piace”, ci sono 1.000 euro spesi per pagarli e quindi dei contatti vuoti che non portano valore alla nostra azienda.

Il nostro scopo sono i “Lead”, contatti qualificati.

Facciamo un corso di Web Marketing? Facciamolo fare a mio figlio?

Ho conseguito una Laurea Specialistica in Marketing, due Master e numerosi Corsi in materia…nonostante tutto non mi sento un esperto. Gli algoritmi cambiano, i Social Network vengono sostituiti e i Consumatori sono più attenti e si aspettano qualcosa in più dalla semplice vendita: vogliono vivere un’esperienza d’acquisto. Cosa voglio dire? Ci vuole passione e tempo, non basta un semplice corso.

 DUNQUE…CONSIGLI!

1)      Il Marketing online non sostituisce, ma arricchisce il Marketing tradizionale.

2)      Curate gli aspetti visivi, olfattivi e sonori del vostro punto vendita.

3)      Non bastano le singole apparizioni pubblicitarie (radio, internet, cartellonistica, etc) per rimanere nella mente dei consumatori, serve un piano di Marketing mirato!

4)      Chiedete consiglio ad un esperto

5)      PRENDETE DELLE DECISIONI DEFINITIVE, CREDETECI ED INVESTITE TEMPO!

RIASSUMENDO

Ho 5.000 euro da investire. Pago 800 per uno spot sulla radio locale, 1.200 per un’insegna pubblicitaria, 1.000 per un sito internet, 600 per comprare degli spazi pubblicitari su Google, 400 per Facebook e 1.000 per comprare i “mi piace” sulla mia pagina aziendale.

AVETE BUTTATO 5.000 EURO!

Ora prendete quella somma, datela ad un professionista, un bravo consulente Marketing…e vedrete!!!

Comportamento Consumatori, Marketing del Punto Vendita

Bari come Beverly Hills: la “Pretty” Vivian verrebbe trattata alla stessa maniera!

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E se Vivian (Jiulia Roberts) entrasse nei negozi lussuosi di Bari?

Due giovani vestiti in maniera “casual” hanno fatto un giro per alcuni punti vendita di Bari ricevendo dei trattamenti non poco carini. Dopo aver letto l’indagine, condotta dalla redazione di Barinedita, ho deciso di assegnare dei voti ai negozi presi in esame:

Liu Jo voto

Dante 5 voto 2

Mimma Ninni voto 3

Armani voto 7

Prada voto ZERO!

Gucci DIECI!

Complimenti al vincitore!

Leggi l’articolo completo:

http://www.barinedita.it/inchieste/n1420-pretty-woman-non-insegna–nei-negozi-di-bari-l-abito-fa-sempre-il-monaco

Digital Marketing, Marketing del Punto Vendita

QUALITA’ NON QUANTITA’, LEAD NON FOLLOWER!

Followers

La corsa per avere più “mi piace” sulla pagina aziendale di Facebook o “follower” su Twitter, molto spesso porta a concentrarsi soltanto sul numero e non sulla qualità della propria rete online.

Ieri un cliente mi ha chiamato preoccupato perché un suo competitor era riuscito ad avere 1000 mi piace su Facebook in un giorno con un servizio a pagamento.  La mia reazione è stata: “meglio i tuoi 10 follower giornalieri che volontariamente seguono la tua attività e risiedono nel territorio di tuo interesse o 1000 che sono stati pagati, presi da ogni parte del mondo e che non si interesseranno mai ai tuoi prodotti?”

La risposta è stata: “hai ragione”.

Ciò che conta per il Marketing è raggiungere il target obiettivo, concentrare le energie e non disperdere tempo e soldi: investite in questo!